L’isola di File, situata nella zona della prima cataratta
vicino ad Assuan , era famosa per i suoi templi di cui il più importante
dedicato ad Iside . Essa era vicino all’isola sacra di Biga dove si riteneva
si trovasse la vera tomba di Osiride: era questo un luogo sacro ove l’accesso
era vietato a tutti tranne che ai sacerdoti preposti al culto.
File divenne, durante il periodo romano e in particolare
durante il regno dell’imperatore Diocleziano, la porta meridionale
dell’impero e il luogo di resistenza alla pressione della popolazione africana
dei Blemmi. In questo periodo la zona di File era una specie di zona franca in
cui le popolazioni, anche di origine diversa, si incontravano per adorare ed
onorare la divina Iside.
La promulgazione dell’editto di Costantino nel 313 d.C.
che permetteva il culto cristiano fece di File un centro di resistenza alla
pressione del cristianesimo e uno dei centri più attivi nella difesa del
paganesimo.
Persino l’editto di Teodosio del 392 d.C. che vietava
tutte le religioni diverse da quella cristiana non trovò applicazione a File
dove Iside continuò ad essere onorata ed adorata.
Solo nel 537 d.C., durante il regno di Giustiniano il
generale Narsete cacciò definitivamente i sacerdoti pagani dall’isola; il
tempio di Iside fu successivamente consegnato ai cristiani che lo trasformarono in una chiesa.
Proprio vicino al tempio tolemaico di File costruito da
Tolomeo Filadelfo, nella zona settentrionale della porta di Adriano che
costituiva il passaggio occidentale verso la sacra isola di Biga, il 24 agosto
394 d.C. (cento decimo anno dell’era di Diocleziano), giorno anniversario
della nascita di Osiride, fu utilizzata per l’ultima volta la scrittura
geroglifica.
In quel giorno infatti Esmet Akhom, scriba dell’archivio
del tempio di File, incise una breve preghiera davanti ad una immagine del dio
nubiano Mandulis che era scolpita nella porta di Adriano. Il testo geroglifico,
scritto in caratteri semplici anche se comprensibilmente rozzi, è importante in
quanto è l’ultima testimonianza di una scrittura che durava da più di
tremila anni. Esso è accompagnato da una seconda iscrizione in demotico.
Riportiamo la traduzione di entrambe le iscrizioni nella
traduzione di A. Roccati:
TESTO GEROGLIFICO: “Davanti
a Mandulis, figlio di Horo, per mano di Esmet-Akhom, figlio di Esmet, secondo
profeta di Isi, in eterno”. "Parole dette da Mandulis, signore dell’abaton,
dio grande”.
TESTO DEMOTICO: “Io
Esmet-Akhom, scriba dell’archivio di Isi, figlio di Esmet-Panekhate, secondo
profeta di Isi, la sua madre è Eswe-Ra ho compiuto lavoro su questa figura di
Mandulis per l’eternità perché egli è benigno verso di me. Oggi, il giorno
del natale di Osiri, la sua festa l’anno 110 (dell’era di Diocleziano)”
A chiarimento del testo si ricorda che: