| Il primo è quello di leggere il geroglifico in modo simbolico come
un ideogramma cinese.
In questo caso il simbolo ha una pronuncia e un significato ben preciso
legato o non alla sua immagine figurativa.
Se troviamo ad esempio il segno
questo significa 'CITTA'' e si legge NIWT ( Niut ). E' questo il modo più
logico e semplice per interpretare i geroglifici e certamente, almeno
inizialmente essi avevano solo questo valore simbolico e figurativo.
Normalmente quando il geroglifico ha questo significato viene accompagnato
da un segno diacritico , cioè da un trattino che indica che il segno ha
valore di ideogramma.
| Il secondo modo di leggere i geroglifici è quello di attribuire loro un significato
fonetico, alfabetico. Parliamo in questa situazione di fonogrammi.
Ogni geroglifico, in questo caso, ha il valore di una lettera e si legge
come una consonante del nostro alfabeto. Ad esempio il simbolo
si legge G, come in giara (e si scrive D nella translitterazione),
mentre il segno
si
legge C, come in Cile.
Purtroppo però la cosa è complicata dal fatto che esistono oltre ad
elementi mono sillabilici ( 26 lettere che costituiscono l'alfabeto egizio )
anche geroglifici che hanno il valore di due, tre lettere
insieme. Ad esempio il segno
significa NB, mentre i geroglifici
e hanno rispettivamente il valore di NFR e
KHPR.
Per facilitare la lettura, inoltre, gli scribi utilizzavano spesso un codice
ridondante facendo seguire o precedere il segno pluriconsonantico da alcuni
o da tutti i segni alfabetici che lo compongono: si parla in questo caso di
'complemento fonetico'.
Così il simbolo
che si legge MN poteva anche scriversi
ove il secondo simbolo significa N: la lettura era ancora MN e non MN N in
quanto il secondo segno era solo di aiuto al lettore e serviva a ricordare
che nel primo segno vi era anche il suono N. Si può quindi definire la
seguente legge: un segno monoconsonantico che segua un segno
plurilittero (in cui è compreso) è quasi sempre un complemento fonetico e non una lettera
addizionale.
Come si vede da quanto detto ogni parola, che era in genere formata da tre o
quattro sillabe, poteva essere scritta in modi diversi a secondo del tipo di
segni che si usavano (mono sillabici, bi o trisillabici ): per fortuna gli
scribi, salvo qualche degenerazione nell'ultimo
periodo, scrivevano le parole sempre nello stesso
modo.
Un'altra osservazione è che la lingua egizia non scriveva le vocali, ma
utilizzava solo i gruppi consonantici. Questo fatto non deve stupire
perchè avviene anche in altre lingue come l'ebraico e l'arabo. Ha però una
conseguenza: come si potevano distinguere due parole che avevano la stessa
scrittura consonantica, ma pronuncia diversa a causa di diverse vocali? Gli
scribi hanno ideato un sistema che ci porta al terzo modo di interpretare i
geroglifici.
| Il terzo modo in cui si interpretano i geroglifici è quello di
utilizzarli come DETERMINATIVI, cioè come segni che aiutano ad
interpretare i segni fonetici e dare un senso alla parola quando vi fosse
qualche dubbio interpretativo. In questo caso i segni non si leggono, ma
servono solo a specificare il significato della parola. I determinativi
dividono inoltre le parole le une dalle altre.
Il termine 'determinativo' è storicamente impreciso dato che, in origine,
gli ideogrammi erano i segni con cui veniva scritta la parola, mentre i
fonogrammi erano aggiunti per amore di chiarezza. Sarebbe quindi più
corretto dire che i fonogrammi determinano il suono di un ideogramma,
piuttosto che un determinativo indici il senso di un fonogramma.
Sul libro 'L'Egitto dei faraoni' di Federico A. Arborio Mella viene
riportato un esempio del modo di utilizzo dei determinativi e dei segni
fonetici applicato alla lingua italiana. E' una spiegazione semplice che
può aiutare a comprendere il metodo di utilizzo dei
geroglifici.
Immaginiamo di avere il simbolo
che
si legga RM e che significhi Ramo: ci troviamo di fronte ad un segno che ha
valore figurativo ( il ramo ) e fonetico ( RM ). Ma quante parole si possono
scrivere in italiano con il gruppo consonantico RM? Tante. Ad esempio :
eremo. Roma. aroma. orma, rame, remo, Remo, rima, arma. Ma come fare per
distinguere, in fase di scrittura, le singole parole dal diverso significato
ma dalla stessa lettura consonantica? Lo scriba avrebbe risolto la questione
cosi:
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ramo |
|
rame |
|
eremo |
|
remo |
|
Roma |
|
Remo |
|
aroma |
|
rima |
|
orma |
|
arma |
Come si vede il simbolo RM (il ramo) è di volta in volta
accompagnato da un termine specificativo (compreso il trattino diacritico
quando il segno ha valore simbolico) , che non si legge ma che permette
di dare il giusto significato alla parola. Così facevano gli egizi e così
riuscivano a scrivere tutte le parole.
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