Geroglifici
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I geroglifici sono un tipo di scrittura che ha varie chiavi di lettura.
Ogni segno può essere infatti interpretato in tre modi differenti:

bulletIl primo è quello di leggere il geroglifico in modo simbolico come un ideogramma cinese.
In questo caso il simbolo ha una pronuncia e un significato ben preciso legato o non alla sua immagine figurativa.
Se troviamo ad esempio il segno  questo significa 'CITTA'' e si legge NIWT ( Niut ). E' questo il modo più logico e semplice per interpretare i geroglifici e certamente, almeno inizialmente essi avevano solo questo valore simbolico e figurativo.
Normalmente quando il geroglifico ha questo significato viene accompagnato da un segno diacritico , cioè da un trattino che indica che il segno ha valore di ideogramma.

bulletIl secondo modo di leggere i geroglifici è quello di attribuire loro un significato fonetico, alfabetico. Parliamo in questa situazione di fonogrammi.
Ogni geroglifico, in questo caso, ha il valore di una lettera e si legge come una consonante del nostro alfabeto. Ad esempio il simbolo   si legge G, come in giara (e si scrive D nella translitterazione), mentre il segno si legge C, come in Cile.
Purtroppo però la cosa è complicata dal fatto che esistono oltre ad elementi mono sillabilici ( 26 lettere che costituiscono l'alfabeto egizio ) anche geroglifici che hanno il valore di due, tre lettere insieme. Ad esempio il segno   significa NB, mentre i geroglifici   e   hanno rispettivamente il valore di NFR e KHPR.
Per facilitare la lettura, inoltre, gli scribi utilizzavano spesso un codice ridondante facendo seguire o precedere il segno pluriconsonantico da alcuni o da tutti i segni alfabetici che lo compongono: si parla in questo caso di 'complemento fonetico'.
Così il simbolo  che si legge MN poteva anche scriversi  ove il secondo simbolo significa N: la lettura era ancora MN e non MN N in quanto il secondo segno era solo di aiuto al lettore e serviva a ricordare che nel primo segno vi era anche il suono N. Si può quindi definire la seguente legge: un segno monoconsonantico che segua un segno plurilittero  (in cui è compreso) è quasi sempre un complemento fonetico e non una lettera addizionale.
Come si vede da quanto detto ogni parola, che era in genere formata da tre o quattro sillabe, poteva essere scritta in modi diversi a secondo del tipo di segni che si usavano (mono sillabici, bi o trisillabici ): per fortuna gli scribi, salvo qualche degenerazione nell'ultimo periodo, scrivevano le parole sempre nello stesso modo.
Un'altra osservazione è che la lingua egizia non scriveva le vocali, ma utilizzava solo i gruppi consonantici. Questo fatto non deve stupire perchè avviene anche in altre lingue come l'ebraico e l'arabo. Ha però una conseguenza: come si potevano distinguere due parole che avevano la stessa scrittura consonantica, ma pronuncia diversa a causa di diverse vocali? Gli scribi hanno ideato un sistema che ci porta al terzo modo di interpretare i geroglifici.

bulletIl terzo modo in cui si interpretano i geroglifici è quello di utilizzarli come DETERMINATIVI, cioè come segni che aiutano ad interpretare i segni fonetici e dare un senso alla parola quando vi fosse qualche dubbio interpretativo. In questo caso i segni non si leggono, ma servono solo a specificare il significato della parola. I determinativi dividono inoltre le parole le une dalle altre.
Il termine 'determinativo' è storicamente impreciso dato che, in origine, gli ideogrammi erano i segni con cui veniva scritta la parola, mentre i fonogrammi erano aggiunti per amore di chiarezza. Sarebbe quindi più corretto dire che i fonogrammi determinano il suono di un ideogramma, piuttosto che un determinativo indici il senso di un fonogramma. 
Sul libro 'L'Egitto dei faraoni' di Federico A. Arborio Mella viene riportato un esempio del modo di utilizzo dei determinativi e dei segni fonetici applicato alla lingua italiana. E' una spiegazione semplice che può aiutare a comprendere il metodo di utilizzo dei geroglifici.
Immaginiamo di avere il simbolo che si legga RM e che significhi Ramo: ci troviamo di fronte ad un segno che ha valore figurativo ( il ramo ) e fonetico ( RM ). Ma quante parole si possono scrivere in italiano con il gruppo consonantico RM? Tante. Ad esempio : eremo. Roma. aroma. orma, rame, remo, Remo, rima, arma. Ma come fare per distinguere, in fase di scrittura, le singole parole dal diverso significato ma dalla stessa lettura consonantica? Lo scriba avrebbe risolto la questione cosi:

 ramo  rame
 eremo  remo
 Roma  Remo
 aroma  rima
 orma  arma


Come si vede il simbolo RM (il ramo) è di volta in volta accompagnato da un termine specificativo (compreso il trattino diacritico quando il segno ha valore simbolico) , che non si legge ma che permette di dare il giusto significato alla parola. Così facevano gli egizi e così riuscivano a scrivere tutte le parole.

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